“Quello che è successo non è colpa tua ma è colpa tua non fare niente per cambiare le cose…”. Ho sentito pronunciare questa frase dalla responsabile del Centro Antiviolenza della città di Boston in America, un viaggio indimenticabile che ricorderò proprio grazie a questa semplice frase, una frase che rappresenta anche lo spirito americano del: “Yes, you can” di Obama. Una semplice ma potente frase in grado di spiegare ciò che in psicologia viene definito “empowerment”.
Questo articolo non vuole essere uno scritto partitico o di propaganda americana ma vuole essere un spunto di vita vissuta per introdurre quello di cui vorrei parlare oggi, la ricerca della propria felicità.
Tante volte ci capita, a chi più a chi meno, di lamentarci: “non ci riuscirò mai…”, “non sono fare nulla…”, “nessuno mi vuole…”, “faccio schifo…”, ecc. ecc.. Si sta male, si soffre: “nessuno mi può capire…”, “non ce la farò mai…”, “fallirò…”. I momenti bui capitano a tutti e a tutte e alle volte durano per un tempo che ci pare infinito e alle volte lo è veramente.
In questi momenti cosa si può fare? Cosa ci rimane quando tutto sembra crollarci addosso, quando tutto sembra essere spazzato via da qualcun* (l’asterisco non è casuale ma dettato dalla grammatica di genere, la parola asteriscata si legge al maschile e al femminile) o da qualcosa? Cosa fare quando ci troviamo soli?
Possiamo fare solo una cosa, lavorare sull’unica risorsa che abbiamo disponibile, noi stessi! Possiamo contare solo su di noi e iniziare a domandarci cosa abbiamo fatto per commettere lo stesso errore che c’eravamo promessi di non commettere più.
Quello che possiamo fare è quindi cercare d’intraprendere un processo di crescita, doloroso ma necessario se vogliamo crescere realmente e smettere una volta per tutte di soffrire.
Più facile a dirsi che a farsi, non vi è dubbio ma se vogliamo qualcosa, se desideriamo, se sogniamo qualcosa: “non permettere mai a nessuno di dire che non sai fare qualcosa se hai un sogno lo devi proteggere, quando le persone non sanno fare qualcosa lo dicono a te che non la sai fare. Se vuoi qualcosa vai e prendila” (tratto dal film: la ricerca della felicità).
Iniziamo a crederci noi per primi perché se non lo facciamo non ci sarà nessuno che ci crederà per noi. Iniziamo a costruire il nostro destino, iniziamo a credere in noi stessi, nell’autoefficacia e nell’autodeterminazione per far emergere risorse latenti e portare la nostra persona ad appropriarsi consapevolmente del proprio potenziale. In una parola: empowerment!
Ci sono cose che ci possono capitare che possono segnare profondamente la nostra esistenza, come ad esempio una violenza di qualsiasi tipo ma questo non deve permetterci di fermarci dal voler raggiungere la nostra felicità. Mi rendo conto che le mie sono “parole” e per molt* di noi contano i fatti ma non vi è dubbio alcuno sul fatto che se vogliamo realmente qualcosa che non riusciamo a ottenere, dobbiamo realmente cambiare qualcosa in ciò che facciamo e in come lo facciamo per cambiare il risultato. Un esempio pratico? Pensiamo a quando andiamo in palestra… Perché ci andiamo? Un motivo potrebbe essere il desiderio di aumentare i propri muscoli… Se siamo abituati a tirare su un manubrio da 5 kg senza sforzo, sarà poco probabile che riusciremo ad aumentare i propri muscoli tirando su sempre lo stesso peso… Dobbiamo sforzarci a iniziare a tirare su un peso superiore. Questo sforzo ci porterà, forse, se saremo costanti, ad aumentare i nostri muscoli.
Quello di cui vi sto scrivendo non è certo un percorso in discesa ma un percorso comunque percorribile e la mia esperienza m’insegna che forse è anche l’unico percorso da intraprendere se veramente desideriamo cambiare le cose e vogliamo realmente stare meglio. Mi rendo conto che il cambiamento spaventa ma se non siete in grado di intraprenderlo da sol* potete rivolgervi a un “personal trainer”, un professionista, una professionista che possono stare al vostro fianco, con la loro esperienza allenarvi a ottenere il vostro miglior risultato possibile.
Quindi? “Quello che è successo non è colpa tua ma è colpa tua non fare niente per cambiare le cose…”.