Il linguaggio non verbale, per quanto sia difficile rendersene conto, ricopre quasi il 60-80 % della nostra comunicazione giornaliera, andando a rafforzare la comunicazione puramente verbale. Il linguaggio non verbale è spontaneo e difficilmente controllabile, esprime dunque in modo prevalentemente inconscio quello che sentiamo, proviamo e pensiamo.
La comunicazione non è semplicemente parlare, ma presuppone una relazione, e quindi uno scambio.
Fu Paul Ekman, psicologo e scopritore delle micro-espressioni facciali, a confermare il repertorio innato del linguaggio non verbale. Oggi si parla tanto di comunicazione non verbale e alcuni la screditano ritenendola pura chiaroveggenza ma i dati di neuroimaging e neurofisiologici ci dimostrano scientificamente che in conseguenza della visione di una espressione ad. es. di paura c’è un’attivazione esponenziale dell’amigdala che riceve ed elabora lo stimolo come “devo scappare”.
La comunicazione non verbale, come sappiamo, esiste da molto prima che venisse ideata la scrittura e sembra proprio che, evoluzionisticamente parlando, questa sia servita alla sopravvivenza del “gruppo” dove, mostrando espressioni specifiche, il “gruppo” potesse percepire paura, rabbia, felicità, sorpresa e comportarsi di conseguenza, al fine ultimo di “salvarsi”.
Ognuno dei gesti, posture ed espressioni che accompagnano le parole non è casuale ma ha un significato ben preciso: conoscerlo ci permette di capire qualcosa in più sulle reali intenzioni degli altri ed intuire cosa l’altro pensi realmente quando interagisce con noi.
Sapere leggere la comunicazione non verbale permette di dare un chiaro significato a ciò che ci viene comunicato (e non semplicemente detto!): se per esempio mi viene detto che la serata trascorsa insieme è stata molto piacevole ma il non verbale trasmette altro… Beh, c’è da diffidare!
Solo per dare alcuni cenni sulla possibile lettura di alcuni aspetti del non verbale, portiamo alcuni esempi: tenere lo sguardo rivolto verso l’alto sarebbe frequente in chi tende a fuggire dalle situazioni attuali, lo sguardo rivolto verso destra è una caratteristica di chi fugge il presente e vive intensamente il futuro, lo sguardo verso sinistra è tipico delle persone introverse che vivono una vita interiore molto sviluppata rifuggendo le relazioni personali.
La posizione degli occhi è poi rivelatrice della nostra attività cerebrale: lo sguardo rivolto verso l’alto a destra (dunque verso sinistra rispetto a chi guarda), denota la costruzione di un’immagine. Se utilizzata a seguito di una domanda, è una spia piuttosto certa della menzogna in quanto il soggetto stt pensando immagini o concetti nuovi, mai visti o sentiti in precedenza. Lo sguardo verso l’alto a sinistra (dunque verso destra rispetto a chi guarda) è caratteristico di chi sta accedendo ai ricordi di un’ immagine, in basso a destra si indica l’elaborazione di sensazioni corporee nuove, collegate al tatto, al gusto all’odorato, in basso a sinistra è dialogo interno. Utile osservarlo nei casi in cui vogliamo che una persona rifletta, se mentre parliamo e esprimiamo il nostro parere e l’altro porta gli occhi in questa posizione è molto probabile che ci stia riflettendo autenticamente.
Tutti questi aspetti devono essere analizzati in modo non superficiale ovviamente, tenendo cioè conto, durante uno scambio comunicativo, di tante altre variabili che entrano in gioco… Possono però essere spunti di riflessione su quanto il nostro corpo comunichi di noi all’altro, senza difese e sovrastrutture.