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Il gioco è una cosa seria
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Ogni volta che mi trovo di fronte a uno, due o più bambini che giocano non posso far a meno di pensare all’impegno e alla determinazione che mettono nelle loro azioni, alle loro facce felici e soddisfatte e al sorriso che, nella maggior parte dei casi, accompagna le loro azioni.

Noi adulti spesso attibuiamo al gioco una connotazione negativa mettendo in evidenza l’aspetto “poco serio”e svalutandone l’esercizio. All’affermarsi di questa idea di gioco considerato come qualcosa di poco maturo contribuiscono anche i sempre maggiori casi di cronaca che vedono nella dipendenza da gioco la causa di rovina di molti individui. Ma se la dipendenza da gioco è una patologia da non sottovalutare il gioco di per sé è un aspetto che credo vada curato, seppur in modi diversi, in ogni età della vita.

Già Montaigne nel 1500 attribuisce un enorme valore al gioco dei piccoli, valore espresso in una sua celebre frase “i giochi dei bambini non sono dei giochi, bisogna invece considerarli come le loro azioni più serie”.

La psicologia dello sviluppo, a seconda degli autori a cui facciamo riferimento, offre varie letture del gioco, ma in una visione più globale possiamo affermare che il gioco è ritenuto altamente significativo per la crescita del bambino, perché svolge una funzione strutturante dell’intera personalità.

Piaget, ad esempio, sostiene che il gioco offre al bambino una specie di palestra per esercitare il suo repertorio di abilità, dalla ripetizione di azioni che pian piano riescono sempre meglio il bambino trae gratificazione che alimenta il suo senso di efficacia. Se nei primi due anni il gioco è per Piaget “senso-motorio” legato a giochi d’esercizio non perde importanza nell’età prescolare dove diviene “simbolico” strutturandosi ad esempio in giochi in cui ogni partecipante recita un ruolo.

A giocare s’impara la dimensione del “come se”, ed è sempre attraverso il gioco che il bambino inizia a comprendere come funzionano le cose, a capire che esistono le regole, a iniziare a conoscere non solo le regole del mondo esterno ma anche di quello interno.

Ecco quindi che il gioco, considerato un bisogno insostituibile per il bambino, un’attività così importante per il suo sviluppo, è pensato come un’attività seria anche all’interno della terapia.

Spesso alla famiglia che cerca una consulenza vengono infatti forniti materiali ludici che favoriscono gli scambi e le interazioni per un analisi relazionale degli eventi.

Il materiale ludico è per il bambino particolarmente coinvolgente e offre elementi per esprimere anche attraverso la fantasia e la creatività paure, desideri, inquietudini.

E, se ai bambini spesso non va neanche detto di giocare con gli oggetti che vedono perché la ritengono una cosa “naturale”, sono gli adulti che spesso rimangono sorpresi nel dover riscoprire il piacere del gioco e fare di esso una cosa seria.

 

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