Oggi voglio raccontare una breve storia.
Sono uno psicologo di Livorno e nel mio lavoro mi trovo a confrontarmi con “diverse persone”, di diversi sessi, ceti, etnie, età, ecc..
Oggi avrei piacere di parlare di una “diversa persona”, che forse tanto diversa non è, ma che anzi forse, forse, mi ricorda, ogni volta che ci incontriamo, le cose importanti della vita. Per parlare di questa persona userò un nome di fantasia per tutelare la sua privacy.
Il protagonista della storia si chiama Luca. Luca soffre di una rara sindrome, caratterizzata da una triade sintomatica con spasmi muscolari, con forte regressione mentale e con tracciato encefalografico particolare e desincronizzato, una forma grave di epilessia.
Luca, nonostante le difficoltà che incontra, non molla e combatte, inizia a fare sport e lì trova un mondo disposto ad accoglierlo.
Lo sport, per come lo intendo io, è uno strumento importante per migliorare il benessere psico-fisico e l’integrazione sociale della persona, anche delle persone con disabilità, perché lo sport è un diritto di tutti.
Quindi Luca, un po’ come tutte le persone fanno, prima inizia uno sport, gli piace ma ancora non è sicuro, poi durante il cammino della sua vita, trova la sua vera strada, la sua passione, la mountain bike. Attraverso la mountain bike Luca incontra persone pronte a sostenerlo e spronarlo, uno sport attraverso il quale impara a crescere, a socializzare, dove si può sentire al pari degli altri. Uno strumento, la bicicletta, che gli permette di arrivare dove vuole, dove può raggiungere traguardi, dove può dimostrare a sé stesso di potercela fare ma soprattutto di potercela fare da solo. Uno sport che gli permette di essere autonomo, indipendente, libero. Un luogo dove può confrontarsi al pari con gli altri suoi compagni e dove, alle volte, può anche vincerli, infatti ha un medagliere enorme, ricco di coppe e medaglie. La cosa più importante è che Luca, ogni volta vince la sfida più grande, quella con sé stesso.
Ho voluto raccontare questa storia, una come tante, semplicemente per ricordare come sia importante lo sport e che significato possa assumere per TUTTI gli atleti. Per far sì che questo sia possibile, è importante, non solo una famiglia alle spalle sensibile a certi aspetti ma anche allenatori, educatori e personale specialistico sensibili a questo tipo di tematiche. Infatti mi trovo pienamente in accordo e in liena con quanto riportato dal Presidente del Rugby Sergio Tobia, quando dice: “lo sport è sempre stato un elemento importante nell’insegnamento e nell’educazione… L’educatore/allenatore ha il compito di accompagnare il percorso individuale mostrando la strada, aiutando a interpretare, stimolando ed incoraggiando ma MAI forzando alcunché, né a fare né a non fare, né a giocare né a non giocare, perché il cammino di maturazione è e deve essere assolutamente interiore ed individuale”.
Soprattutto ritengo che gli allenatori ma più in generale tutti quegli operatori che si trovano a lavorare nel mondo dell’insegnamento, si debbano rendere conto che non esiste un solo metodo per poter spiegare e divulgare una determinata disciplina, ma che possono esistere diversi metodi per “diverse persone”.