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Resi… Che ?!
bimbo pugno

Oggi parliamo di resilienza, termine ai più forse sconosciuto ma nel quale molti si potranno riconoscere. Resilienza è un termine che deriva dalla scienza dei materiali e indica la proprietà che alcuni materiali hanno di conservare la propria struttura o di riacquistare la forma originaria dopo essere stati sottoposti a schiacciamento o deformazione. In psicologia dunque connota proprio la capacità delle persone di far fronte agli eventi stressanti o traumatici e di riorganizzare in maniera positiva la propria vita dinanzi alle difficoltà.

Un lutto, perdere il lavoro, ricevere una diagnosi, avere un incidente, sono solo alcuni esempi di esperienze di vita che possono minare gli equilibri psicologici di una persona… Le persone con un alto livello di resilienza riescono a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti. Esse tendenzialmente sono ottimiste, flessibili e creative, sanno lavorare in gruppo e fanno facilmente tesoro delle proprie e delle altrui esperienze.

Bisogna concepire la resilienza come una funzione psichica che si modifica nel tempo in rapporto all’esperienza, ai vissuti e, soprattutto, al modificarsi dei meccanismi mentali che la sottendono. Attenzione però: avere un alto livello di resilienza non significa non sperimentare affatto le difficoltà o gli stress della vita!! Neppure significa essere infallibili, bensì disposti al cambiamento quando necessario, disposti a pensare di poter sbagliare, ma anche di poter correggere la rotta… Sentire che si può fare qualcosa (e non raccontarsi che non è successo niente o che ci provoca poco dolore), anche in una situazione di difficoltà.

La resilienza nasce dalle ricerche della psicologa Emmy Werner che per prima fece uno studio longitudinale alle Hawaii iniziato negli anni ‘50, esaminando 698 neonati nell’arco di 40 anni. Il risultato più significativo fu che, a dispetto dell’esposizione a fattori di rischio legati alla nascita o all’ambiente, circa un terzo dei bambini considerati ad alto rischio erano diventati adulti premurosi, competenti e affidabili.

In condizioni normali, ognuno è solo potenzialmente resiliente: di fronte ad una condizione “estrema” e faticosa, di grave pressione, si può manifestare la resilienza. Tant’è che molte persone sviluppano la resilienza proprio perché vengono da situazioni familiari molto complesse e gravose da un punto di vista psicologico (basti pensare per esempio alle famiglie in cui avvengono maltrattamenti): per dirla in modo molto semplicistico, il “riuscire a farcela” crea un sentimento di autoefficacia che si estende poi a vari livelli nelle diverse aree di vita…

Il presente articolo non vuol certo essere  esaustivo rispetto al concetto dato che il fenomeno è molto più complesso, multifattoriale e multidimensionale, l’articolo vuole però essere uno spunto di riflessione per approfondire, per chi è interessato, il tema… E voi, siete resilienti?! A voi la riflessione!

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