Oggi, in un’epoca in cui sempre più spesso siamo portati a isolarci, a stare da soli, in un’epoca che potremmo definire il “tempo della separazione tra soggetti”, in cui stanno scomparendo luoghi di ritrovo e di aggregazione, come la Casa del Popolo o il “circolino” del quartiere, è importante (ri)conoscere il grande valore dello stare insieme, l’importanza del gruppo.
Il presente articolo, vuole sensibilizzare verso l’importanza del gruppo, l’importanza del (so)stare con altr* di fronte alle emozioni, alle esperienze della vita, per farne patrimonio comune. La condivisione è collaborare per un obiettivo comune, un essere d’accordo o in disaccordo su temi “caldi”, un’esperienza che comunque avvicina e fa crescere.
I gruppi si formano e si trasformano costantemente; non è necessario che siano autodefiniti, spesso sono definiti dall’esterno, il gruppo dà vita a qualcosa che è più della somma dei singoli individui, perché, la coscienza di ciò che siamo e di ciò che valiamo, è legata alla nostra appartenenza all’insieme, che viene poi riportata nelle singole vite private.
Per alcuni teorici il termine gruppo è l’“esperienza di un destino comune” (Lewin 1948). Per altri “un gruppo esiste quando due o più individui definiscono se stessi come membri e quando la sua esistenza è riconosciuta da almeno un’altra persona” (Turner 1982).
La condivisione può essere la partecipazione comune a un progetto, una tensione d’insieme, un essere d’accordo, un’esperienza che affratella ed è vissuta nel medesimo tempo, da più punti di vista diversi come più ricca, fertile di discernimento, di emozione comunicante. Inoltre la condivisione è l’utilizzo in comune di una risorsa o dello spazio. È anche correlato al processo di dividere e distribuire. Oltre a questi usi, quando un organismo si nutre o respira, gli organi interni sono costruiti in modo tale da dividere e distribuire l’energia in ingresso e rifornire le parti del corpo che ne necessitano.
Da quando l’essere umano si trova sulla Terra, egli ha sempre vissuto in gruppo, con il gruppo possiamo soddisfare dei bisogni, siano essi biologici o psicologici, che non possiamo soddisfare da soli. Nella nostra vita il gruppo costituisce una parte fondamentale: siamo nati in un gruppo, cioè la famiglia, in classe impariamo in gruppo, giochiamo in gruppo… Il gruppo ha quindi l’obiettivo di migliorare la sopravvivenza dell’individuo. Gli psicologi sociali evoluzionisti dicono che la selezione naturale favorisce non chi vive in isolamento, ma chi vive in gruppo.
La scelta di (so)stare insieme in forma collettiva ha il senso di un’assunzione di impegno ed un’opportunità per aprire uno spazio di libertà nel nostro vivere quotidiano. I gruppi hanno alcune caratteristiche peculiari che li distinguono.
- i membri del gruppo interagiscono e si influenzano a vicenda;
- ogni membro deve rispettare le cosiddette norme di comportamento, che caratterizzano un determinato gruppo;
- ogni membro in un gruppo gioca dei ruoli;
- tutti i membri sono interdipendenti, cioè hanno bisogno l’uno dell’altro per arrivare agli scopi che il gruppo si è prefissato.
I gruppi vengono tenuti insieme dalla cosiddetta “coesione”, ossia dall’intensità della relazione tra i membri del gruppo. La coesione è determinata da molti fattori tra i quali la mutua attrazione, ossia che i membri provano attrazione l’uno verso l’altro, l’identificazione, in quanto un membro si identifica col gruppo.
Esempi di quanto detto fino a ora possono essere i “gruppi di mutuo auto aiuto”: un piccolo gruppo a base volontaria, che si ritrova nel soddisfare un bisogno comune. I gruppi di “self-help” enfatizzano le interazioni sociali faccia a faccia e il senso di responsabilità personale dei membri. Questi tipi di gruppi spesso appaiono orientati verso una qualche “causa” o “problema”, “patologia”, proponendo una “ideologia” o dei valori sulla base dei quali i membri possano acquisire o potenziare il proprio senso d’identità personale, gruppi finalizzati al mutuo aiuto e al raggiungimento di particolari scopi. Questi gruppi sono di solito costituiti da pari che si uniscono per assicurarsi reciproca assistenza, per superare un comune “handicap” o “problema di vita”.
Un altro grande esempio storico sono i gruppi di “autocoscienza femminile”, pratica politica nata all’interno dei primi collettivi femministi italiani tra la fine degli anni sessanta e l’inizio dei settanta La pratica dell’autocoscienza è la pratica politica femminista del mettere in discussione sé stesse e il contesto in cui si vive (politico, culturale, sociale, ecc) attraverso la relazione autentica e dialogica con altre donne. In tal senso in Italia si stanno diffondendo anche gruppo di condivisione al maschile, a Livorno ricordiamo il Gruppo di Condivisione L.U.I. – Livorno Uomini Insieme, è molto affine ai gruppi di autocoscienza femminili perché come loro il gruppo è: “un processo collettivo ed individuale, che parte da ognuna (…), si esplica nel collettivo con il sostegno di tutte e torna all’ individua” (Gerbasi 1995). A differenza però dei gruppi di autocoscienza femminili, il gruppo di condivisione L.U.I. – Livorno Uomini Insieme, vive momenti in cui si apre anche verso l’esterno permettendo il dialogo e confronto con le donne.
Sulla base di queste semplici riflessioni lo Studio Con. Te. – Consulenza e Terapia, ha deciso di avviare un nuovo servizio basato sull’importanza del gruppo. A oggi i gruppi tematici che possono essere avviati su richiesta e in base al numero di partecipanti, sono i gruppi per genitori separati, gruppi per fratelli di disabili, gruppi metacognitivi.
Per maggiori informazioni vi consigliamo la lettura nella sezione CI OCCUPIAMO DI…, alla voce GRUPPI.
BIBLIOGRAFIA
Gerbasi M.C. (1995) in Atti del seminario “Dalle donne in politica… Alla politica delle donne”, a cura del collettivo IL COLPO DELLA STREGA, Università di Roma La Sapienza.
Lewin K (1948) Resolving Social Conflicts, New York, Harper & Row; trad. it. I conflitti sociali. Saggi di dinamica di gruppo, Milano, Angeli, 1979.
Turner J.C. (1982) Towards a cognitive redefinition of the social group, in H. Tajfel (a cura di), Sociale Identity and Intergroup relations, Cambridge, Cambridge University Press.