LUOGHI COMUNI E CREDENZE LEGATI ALL’ANDARE DALLO PSICOLOGO
1) SE VADO DALLO PSICOLOGO SONO “ANORMALE” O MATTO
In realtà un’altissima percentuale di persone (cioè la maggioranza) che si rivolgono ad uno psicologo non presentano diagnosi relative a quadri psicopatologici o psichiatrici, la richiesta di aiuto è spesso legata ad un momento di difficoltà che la persona sta affrontando (la fine di un matrimonio, una difficoltà lavorativa, un momento di empasse, preoccupazioni per i figli, stress, un lutto, una valutazione richiesta dall’avvocato o da un medico…) e, sentendo il rischio di potercela non fare da sola, ecco che pensa di rivolgersi ad un professionista.
2) CE LA FACCIO DA SOLO!
Sicuramente il pensare di non aver bisogno dell’aiuto di qualcuno ci aiuta mentalmente a porci nell’ottica che “è meno grave di quanto pensi”… In realtà chiedere aiuto è un atto di forza piuttosto che di debolezza: ognuno di noi ha delle risorse interne, dunque lo psicologo può essere visto come una sorta di “catalizzatore” di tali risorse. Se ho la possibilità di ottimizzare le mie energie, di far emergere le mie risorse (che magari neppure pensavo di avere), di raggiungere uno stato di benessere grazie a un professionista che è un esperto e che ha un punto di vista esterno (e che dunque può gettare una luce nuova su aspetti che fino ad oggi ho sempre letto con la stessa lente)… Perché no?!
3) VADO A FARE DUE CHIACCHERE PER SFOGARMI…
Lo psicologo non è un amico. Oggi un po’ tutti si professano psicologi (quante volte si sente la frase “Beh, anche io sono un po’ psicologo”), rischiando di svuotare di significato quella che è una professione incentrata sulla relazione d’aiuto. Il setting è per questo un aspetto centrale che, seppur partendo da aspetti molto concreti, si colloca all’interno di una cornice relazionale che è la “mappa” entro la quale paziente ed esperto si muovono sin dal primo incontro.
4) VADO A FARMI ANALIZZARE…
L’analisi, o meglio, la psicoanalisi, è una prassi psicoterapeutica. Spesso viene fatto il parallelismo psicoanalisi=psicoterapia, ma in pochi sanno forse che la psicoterapia presenta moltissimi approcci, uno dei quali è il sistemico-relazionale (v. articolo). Tutt’ora nell’immaginario collettivo ci sono molti luoghi comuni legati alla figura dello psicologo/psicoterapeuta: chi di noi non pensa immediatamente al lettino di Freud?! (Immagine che tra l’altro abbiamo utilizzato all’interno del nostro sito proprio in chiave ironica per introdurre alla psicoterapia). Ma la psicoterapia è anche altro.
5) HO BISOGNO DI UN CONSIGLIO…
Lo psicologo non da’ consigli. E’ colui con il quale si inizia un percorso finalizzato al mettere in discussione un pensiero di tipo circolare (che rischia di farci sentire “paralizzati” in una data situazione e che frequentemente si attiva in situazioni di disagio) e all’attivare e (ri)scoprire risorse interiori, per capire come utilizzarle al meglio.
6) MAGARI MI AIUTA CON QUALCHE FARMACO…
Lo psicologo e/o lo psicoterapeuta (a meno che quest’ultimo non sia medico con doppia specializzazione) non prescrivono farmaci. E’ questo invece compito dello psichiatra (che, se ha doppia specializzazione, può essere invece anche psicoterapeuta). Può succedere che lo psicologo o lo psicoterapeuta, valutando la necessità di un supporto farmacologico per il paziente, dopo averne parlato con quest’ultimo, inviino il paziente da uno psichiatra.